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La storia

Parmolaina ha una storia, le prime tracce vengono individuate già nell’anno 1249 come chiesa di S. Michele Arcangelo, per protrarsi fino al 1775. Agli inizi dell’800 la chiesa veniva trasformata in semplice casa pigionale e dopo l’occupazione da parte di una famiglia locale per tre generazioni , nel 1989 veniva acquistata dagli attuali proprietari in condizioni fatiscenti, dopo una accurata ristrutturazione l’ospite nel frequentare gli ambienti circostanti percepisce le radici storiche che gli appartengono.

 Di seguito vi sintetizziamo una ricerca effettuata nel 1990 da Gian Piero Petri tratte dallo storico Giuseppe Merlotti.

“ Finalmente ancora la chiesa di S. Michele Arcangelo a Palmolaia fu una delle parrocchie già soppresse, che con la sua popolazione andò ad ingrandire l’altra della Pieve di Corsano.

 Sul declivio settentrionale della collina che dalla villa dei Signori Marchesi Nerli si prolunga verso la valle del Sorra, nella più alta posizione trovasi il piccolo villaggio di Palmolaia, dove in mezzo ad altre rovine di fabbricati rimangono gli avanzi della già Parrocchia omonima di S. Michele Arcangelo. 

Quel fabbricato consiste oggi in una semplice casa di poveri pigionali detta Palmolaina in confronto dell’altra casa con podere di più vasta dimensione.

Quivi, dopo tanti riattamenti di quella fabbrica, pure si vedono tuttavia le caratteristiche di una chiesa, oltre la storia e la tradizione che ce n’assicura, perché tuttavia vi si vedono solide muraglie di pietrame riquadrato, e specialmente la porta della stessa Chiesa, che vi rimane intatta, che oggi serve di ingresso ad una stanza a pianterreno destinata ad usi particolari per di quella famiglia. Non è a dire però della storia della medesima, perché, siccome di molte altre, appena ne rimane il suo nome, e quello di qualcuno dei suoi rettori che un tempo dirigevano la popolazione.Tra questi notasi Ser Guglielmino che nel giorno 10 ottobre del 1249 con istrumento rogato Ser Simone di Talento, col consenso ed autorità di Buonfiglio Vescovo di Siena, e per utilità della sua chiesa vendè Buonaccorso di Giovanni e ad altri maestri muratori un pezzo di terreno di proprietà della medesima, per il prezzo di lire tre, soldi dieci un luogo detto l’Agresto, per soddisfare ad essi del loro avere, per aver fabbricato una casa vicino alla detta parrocchia (Arch. Di Stato Se. Carte del Conv. Di S. Agostino ad ann.).

 Ancor Ser Andrea nel predetto anno 1307 prestò anch’egli il consenso, aderendo per sé e suoi successori a quanto era stato disposto tra il Clero di Siena e lo Spedale in riguardo alle note contribuzioni per i Nunzi e Delegati Apostolici con pubblico istrumento rogato in questa sua parrocchiale. Nell’anno 1355 era rettore di questa chiesa Ser Buonsignore noto per una questione che dovè sostenere con Francesco di Giuntino cittadino senese per cause dei terreni della sua chiesa stessa, dei quali il detto Francesco pretendeva percepire i frutti nella somma e quantità di Cento fiorini d’oro, secondochè appariva da un compromesso fatto fra di loro con testimoni e con il consenso di Azzolino Malavolti vescovo di Siena. Ma il detto rettore per certe ragioni, che non compariscono in questo istrumento, aveva asserito tutto il contrario; e lui stesso sosteneva invece essere creditore di detta somma: In tali divergenze, nel 3 dicembre del predetto anno di comune accordo elessero per loro arbitro Tinuccio di Guccio da Palmolaia, il quale pronunziò nel palazzo vescovile, che detta somma dovesse restituirsi per l’intero al detto rettore, secondo la volontà del Vescovo di Siena; ed anzi, che il detto Francesco di più restituisca stara nove grano che aveva raccolto in questo anno nei possessi della parrocchia e che paghi le decime arretrate fino a questo suddetto giorno. Nel 27 febbraio dell’anno seguente 1356 Ser Buonsignori, e Francesco di Giuntino, avendo letto e ben ponderato il presente lodo, concordemente l’approvarono, obbligandosi ciascuno a detti patti sotto pena di 25 lire a denaro senese. Come pure ambedue nello stesso giorno stesero le loro quietanze alla presenza del Vescovo, con obbligo di non mai più molestarsi relativamente alla già sopita questione. ( Arch. Dello Sped. Protocolli Tom: IX Protocolli XIV di Ser Geri di Ser Nello pag: 9-28). Negli anni 1411 questa parrocchia, siccome molte altre in quei tempi, era divenuta sì estenuata per la scarsità delle sue vendite che difficilmente si prestava al mantenimento del proprio rettore; ond’è che con Decreto del 24 novembre di quell’anno, Bartolommeo Vescovo di Pesaro e Vicario Generale per Antonio Casini Vescovo di Siena allora residente in Roma, fu incorporata unitamente alle sue vendite all’altra di S. Quirico delle Stine, giorno appunto in cui Ser Pietro di Antonio, già Cappellano della Pieve di Corsano, fu eletto a nuovo Parroco di quella chiesa; e ciò per tutto quel tempo che ne sarebbe stato rettore ( Arch. Arciv: Lib. IX Colla: di Benef. Pag: 160 ). Nell’anno 1422 trovandosi vacante questa chiesa, ignorandosi per quali ragioni, con decreto del 5 dicembre Monsignor di Francesco da Pisa canonico e Vicario Generale di Antonio Vescovo di Siena, fu conferito a Ser Antonio di Francesco pievano di Crevole, ordinando ad Antonio di Matteo prete senese dargliene il possesso ( Arch. Arciv. Lib. VI Boll. Pag: 54 t ). Di poi con altro decreto dè 15 aprile 1425 fu riunita alla Chiesa di S. Croce di Forcole presso Fogliano (ivi pag: 71 t ) E nel 1506 troviamo che digià era stata riunita all’altra parrocchia di Mugnano; poiché nel 17 maggio Ser Antonio di Lorenzo rettore della medesima presentatosi Monsignor Bernardino da Torrita Vicario Generale dell’Arcivescovo di Siena, la rinunziò. Fu allora che, non trovandosi sacerdote a cui conferirla perché troppo erano scarse le sue vendite, non oltrepassando la somma di tre Ducati all’anno, fu riunita definitivamente all’altra di S. Ansano Gherardi che ne fruttava sei, intraprendendone la direzione spirituale Ser Girolamo Ugurgieri, allora rettore di S. Ansano predetto ( Arch. Arciv. Lib. III Ricordi del Vic. Gen. Ag: 87t = Libro XV Boll. Pag: 126 ) In ultimo notar devesi pure, che dagli atti della sacra visita fatta a questa predetta parrocchia da Monsignor Fausto Melari Vicario Generale e Visitatore delegato da Monsignor Ascanio Piccolomini nel 1592, apparisce che questa aveva già annessa l’altra parrocchia dei S.S. Quirico e Giulietta delle Stine. Dopo quest’epoca poco più si parla di questa chiesa si come di una parrocchia, che più tardi la sua popolazione fu riunita alla prenominata Pieve di Corsano, e ridotta ad un semplice benefizio ecclesiastico. E di ciò fanno fede i libri dei censi dovuti da diverse chiese alla Mensa arcivescovile di Siena, tra le cui partite leggesi, che il giuspatronato della medesima allora esistente, da Monsignor Ascanio Piccolomini Arcivescovo di Siena era stato concesso ad un tal Muzio di Panfilo cimatore coll’obbligo di corrispondere alla predetta sua Mensa nel 3 febbraio due libbre di cera bianca lavorata per anno censo, come ricavasi dai rogiti di Ser Pomponio Mealdi ( Lib. VII Dè Cens compilato negli anni 1599 ). Nell’anno 1771, rettore di questo semplice benefizio era il Molto Reverendo Signore Orazio Franco Malaspina sacerdote senese; ed il podere detto Palmolaia appartenente a questa chiesa, in gran parte sterile, perché intersecato tra i loro beni, tenevasi generalmente in affitto dalla Nob. Famiglia dei Signori Marchesi Ballati = Nerli, per l’annua responsione di scudi sei. Il detto sacerdote, pertanto, col fine di sempre più utilizzare le rendite di questa sua cappella, premesse le debite facoltà, con istrumento del giorno 18 settembre del detto anno, vendè il podere al Nob. Signor Orazio Ballati = Nerli per il prezzo di scudi Duecento sessanta sei, lire 4 denari 4 libero da ogni spesa e gabella. Non esclusa la dichiarazione al detto compratore di ritenere al detto prezzo nelle sue mani fino all’occasione di rinvestirlo nella compra di qualche anno censo da combinarsi soltanto con altri Luoghi Pii, secondo il Rescritto della Sacra congregazione degli Emi e Rev.mi Sigg: Cardinali Consultori dè Vescovi e Regolari del di 9 agosto prossimo passato, come pure di rispettare il luogo santo e tenervi una Croce a perpetua memoria; rimanendo nondimeno a carico del detto sacerdote e successori l’obbligo della decima dovuta alla Pieve di Corsano, di certe messe da celebrarsi in quella Chiesa e del predetto canone dovuto alla Mensa Arcivescovile di Siena ( Arch. Istruì. del 1771 al 1775 pag; 75).”

 

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